IL BUON VIN MI FA BUON PRO!

La storia del dramma per musica nella Roma del Seicento è caratterizzata, com’è noto, dall’alternarsi di periodi di intenso fervore produttivo a fasi di ‘stanca’: gli anni seguenti la morte di Clemente ix Rospigliosi conoscono la breve esperienza del Tordinona (1671-1674) e l’estrema frammentazione produttiva degli anni ’80, in cui notabili come il Contestabile Colonna, Flavio Chigi, il cardinale Benedetto Pamphilj, lo spendaccione Flavio Orsini e Pompeo Capranica gareggiano per offrire alla cittadinanza una teoria di spettacoli cui non è stata ancora riservata in letteratura la stessa attenzione dedicata alle precedenti stagioni barberiniane. Scorrendo l’argomento delle diverse scene buffe riscontrate nei drammi capitolini tra il 1669 e il 1689, accanto a vivaci battibecchi e commenti sentenziosi di attempate en travesti, si contano diverse scene ed intermezzi in cui servitori un po’ alticci esprimono i propri apprezzamenti sulle virtù del vino, presenti nelle c. d. «favole drammatiche musicali» destinate ad allietare il tedio dei nobili romani durante la loro villeggiatura. Già nel 1668 i Chigi si erano fatti promotori di una cena-serenata estiva in cui intervenivano personaggi bassi, e persisteranno nel ‘vizio’ almeno per un lustro, come dimostra la presenza, nell’Adalinda del 1673, di un intermedio ambientato in una «Bottiglieria», agito da servitori in cui il tasso alcolico cresce battuta dopo battuta. In Amor quando si fugge allor si trova (Frascati?, 1678?), partitura adespota ed acefala custodita in Biblioteca Vaticana che secondo gli studiosi potrebbe essere il primo parto melodrammatico di Alessandro Scarlatti, l’assetatissimo Fiorello si esprime così: «Orsù la sete cresce, | Il padron s’avvicina: | Andiamo alla cantina» (I,3). In maniera analoga il buffissimo Tresca si aggira «con il barilotto» in mano in Dalla padella alla bragia, data il 21 gennaio 1681 al palazzo Barberini di Palestrina. Qualche anno prima, nell’Empio punito, prima trasposizione operistica del convitato di pietra, dato al Palazzo Colonna in Borgo nel 1669, Filippo Acciaioli e Filippo Apolloni concludono il primo atto con una scena conviviale dove «si dà bevere all’udienza, fingendo che sei paggi prendino [sic] dalla fontana con sottocoppe l’acque […]», per poi ballare la seguente «corrente per quando si dà bevere», scritta da Alessandro Melani. Nella realizzazione del “pasticcio” si è provveduto a cucire insieme le scene citate in un tutt’uno drammatico, a volte intercalandole con i balli che si trovano ab origine a corredo delle partiture selezionate o aggiungendo ulteriori passaggi strumentali tratti da sonate coeve di Arcangelo Corelli, Bernardo Pasquini e Carlo Ambrogio Lonati. In alcuni casi si è provveduto ad uniformare il nome di alcuni personaggi per garantire l’unità della trama, e l’intellegibilità dell’intreccio: ne è venuta fuori una carrellata di piccoli capolavori che non soffrono affatto del peso dei loro anni, parlando, all’uomo di oggi come a quello di allora, il comune linguaggio dell’ironia e dei piaceri del palato, perché, oggi come allora, il buon vin mi fa buon pro!

Luca Ambrosio

Alessandro Scarlatti (1660 – 1725)?
Introduzione innanti l’Opera
Sinfonia
Grave, Allegro

da Amor quando si fugge allor si trova, Frascati? 1678?

ATTO PRIMO
Scena I
(In una vigna, il padrone sollecita mozzatori e pistatori fannulloni al lavoro)
Angelo Olivieri (1636 ca -1715)
Or che donna maligna per baritono e bc
Recitativo, Arioso, Balletto, Sarabanda con vvll
da Dalla padella alla bragia, 1681

Carlo Lonati (1645 ca -1710 ca)
Dalla Sonata in La magg. per violino e bc (I-Me Ms 639)
Preludio

Scena II
(Tresca con il barilotto in cantina straparla ubriaco)
Gira il mondo, gira tondo
Aria per tenore con vvll.
Rigadone [Rigaudon], Borè [Bourrée], Rigadone [Rigaudon]

Ecco Bacco ch’egli è stracco
Recitativo e arietta
da Dalla padella alla bragia

Bernardo Pasquini (1637-1710)
Fantasia in e la mi (D-B, Nandsberg 215)

Carlo Lonati
dalla Sonata in La magg. per violino e bc (I- Me. Mus. F. 639)
Largo e Giga

Scena III
(In una bottiglieria due pettegoli servitori alzano il gomito nota dopo nota)
Pier Simone Agostini (1635 ca – 1680)
Alza il gomito glo, glo
Recitativo e duetto per tenore e baritono
da L’Adalinda, 1673

SOLISTI ORCHESTRA BAROCCA SICILIANA
Luca Ambrosio Clavicembalo e direzione
Gordiano: padrone della vigna
Graziano D’Urso baritono

Tresca: giardiniere ubriacone
Salvatore Fresta tenore

Vafrino: bottigliere fannullone
Graziano D’Urso baritono

Fiorello: giovinetto impertinente
Giorgia Tornatore soprano

Teresa Lombardo, Christian Bianca violini
Jascha Parisi violoncello

SCENE E COSTUMI
Stefania Federico

REGIA
Enzo Firullo

ATTO SECONDO
Scena I
(Il buon Tresca, per una volta sobrio, si produce in considerazioni ‘filosofiche’ sulle pene amorose del suo padrone)

Alessandro Scarlatti
Questo mondo è una gran corte
Aria, recitativo con ritornelli
da Amor quando si fugge allor si trova

Jacopo Melani (1623 – 1676)
Come può testa che regna
Aria per tenore con vvll
da Il girello, 1668

Bernardo Pasquini
Bergamasca (solo cembalo)

Scena II
(Il giovinetto Fiorello, stanco e assetato, chiede al vecchio Tresca del buon vino)
Alessandro Scarlatti
La bell’arte ch’è la tua
Recitativo, Aria, Recitativo
da Amor quando si fugge allor si trova

Scena III
(Fiorello, rimasto solo, pensa alla sua padrona ed inveisce sulle zitelle)
S’io più credo alle zitelle per soprano
Aria e ritornelli
da Amor quando si fugge allor si trova

Bernardo Pasquini
Variazioni capricciose (D-B, Nandsberg 215)

Scena IV
(Disperato, Gordiano annega le sue pene d’amore nell’alcool)
Alessandro Melani (1639-1703)
Il mio cor che neghittoso
Aria per baritono con violini, Recitativo
Corrente per quando si dà a bevere con vvll
Recitativo, Sarabanda con vl, Recitativo
da L’empio punito, 1669

Scena V et ultima
(Fiorello che fugge, Tresca lo siegue)
Alessandro Scarlatti
Cantaremo il fa mi re per soprano e tenore con vvll
Aria, Recitativo
da Amor quando si fugge allor si trova

Arcangelo Corelli (1653 -1713)
Allemanda [presto] dalla Sonata op. 2 n. 3 n Do magg.