Napoli è la
città da dove
fuggire, ma che
contestualmente
ti attrae magneticamente.
È la città dove tutto può essere presentato ma che può offrirti anche il contrario, dove la sensualità profana compete con la spiritualità sacra, dove ogni problema è trampolino per una straordinaria resilienza. I 4 Conservatori nacquero per resilienza dopo le sciagure naturali abbattutesi sulla capitale (pandemie e terremoti): i ragazzi diseredati, orfani o indigenti furono accolti per un percorso di recupero e di inserimento occupazionale, trasformandosi successivamente nelle prime e nelle migliori istituzioni musicali europee. È la città teatro dove tutti sanno esprimersi con la musica o con il canto. D’altronde l’alata sirena Partenope tentò di sedurre Odisseo col suo canto e non con altre armi femminili. Poi, disperata, si gettò in mare e le onde la condussero sull’arena di Posillipo (Megaride) dove la tradizione vuole che prese vita la capitale di un regno, non solo politico ed economico, ma culturale. L’ambiente musicale laico si esprime nelle piazze con le tante occasioni di festa, nelle dimore aristocratiche e nei teatri: quello dei Fiorentini (1709), il Teatro Nuovo sopra Toledo (1723),
il San Bartolomeo (1737) e nel più grande teatro d’Europa il San Carlo (il teatro a La Scala fu inaugurato 41 anni dopo, e La Fenice 55 anni dopo).
Contestualmente l’abbiente confessionale trova sfogo in quelle vere sale da concerto che erano le 500 chiese della Napoli barocca. I maggiori centri di produzione musicale furono la Cappella della SS. Annunziata, la Real Cappella, l’oratorio dei Girolamini e la Cappella del Tesoro di San Gennaro. Paolo Regio (1545 – 1607, vescovo di Vico Equense) ci descrive le feste religiose della capitale elencando quelle per i santi protettori — San Gennaro vantava tre feste l’anno, e poi ciascuno degli altri 6 protettori aveva la propria festa (oggi la città elenca un numero di ben 52 co-protettori) –, quelle per la Beata Vergine, a cui venivano ascritte una decina di feste, quelle per le celebrazioni più importanti dell’anno liturgico che erano Pasqua e il Natale. La Natività era il trionfo dei giovani allievi dei quattro Conservatori. Riuniti in «frotte» e «paranze» i piccoli musicisti, con la loro tunica colorata diversamente, a seconda del conservatorio di appartenenza, si riversavano nelle strade principali e soprattutto sotto il palazzo vicereale cantando in coro laudi polifoniche e piccoli mottetti.
Alcuni di loro, su carri allegorici, erano vestiti da angeli, e in alcuni casi, per mezzo di macchine ingegnose venivano innalzati in cielo. Tutto questo faceva parte dello spettacolo quotidiano della Napoli spagnola.
Questo spettacolo venne descritto dal Brosses che disse: «il segreto è nella strada, nella folla, nel chiasso, nell’ideologia della festa quotidiana».
Il concerto proposto vuole ripercorrere questa dicotomia, presentando un programma su due registri, il sacro e il profano, come in un’opera immaginaria che ci vede a passeggiare in una notte a Napoli.
Francesco Durante (1684 – 1755)
Toccata per Organo in Do min.
Giovan Battista Pergolesi (1710 – 1736)
Quae Moerabat et dolebat
Aria per alto dallo Stabat Mater
Giovan Battista Pergolesi (1710 – 1736)
Sinfonia for violoncello and continuo in Fa magg.
Comodo, Allegro, Adagio, Presto
Girolamo Frescobaldi (1583 – 1643)
Toccata per violino e spinettina (organo o cembalo) in Sol min.
da Il primo libro delle Canzoni a 1,2,3,3 voci per Sonare con ogni
sorte di Stromenti … 1628.
Alessandro Scarlatti (1660 – 1725)
Appena chiudo gl’occhi
cantata per soprano violino e b.c.
Recitativo, Aria largo, Recitativo, Aria allegro
Barbara Strozzi (1619 – 1677)
Udite …
Aria da L’Eraclito amoroso per soprano e b.c. op.2 .14
Leonardo Leo (1694 – 1744)
Sorge Lidia la notte
cantata per soprano, violino e b.c.
Introduzione, Recitativo, Aria (larghetto), Recitativo, Aria (allegro)
Sophie Gallagher mezzo soprano
ENSEMBLE O TEMPORA
Quentin Guérillot Direttore all’organo e cembalo
Laure Massoni violino
Simon Lefevbre violoncello